Fedeltà a se stessi o compromesso?

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C’è bisogno di una grande fedeltà a se stessi o a quello che pensavamo fosse vero, che sentivamo fosse giusto fare. E ancora lo percepiamo.

D’altra parte, gli stessi compromessi a cui mi sono piegato e che mi sembrano avere attutito la percezione di ciò che è giusto e vero, non sono forse espressione di una verità più piena e matura? Non sono forse l’esito della convinzione che la presunta verità e giustizia era qualcosa di astratto, di puerile, non solo di impossibile, ma soprattutto di sbagliato?

O invece nel compromesso appare sbagliata quella verità assoluta proprio perché una pratica di vita fedele a essa metterebbe in crisi tutto il sistema di ingiustizia e di compromesso su cui si basa il nostro vivere?

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