Ricerca storica, fede, e teologia.

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Mauro Pesce

Ricerca storica, fede, e teologia:

Prime riflessioni schematiche.

 

Io sono convinto che non vi sia necessariamente opposizione tra ricerca storica, fede e teologia, che sono cose tra loro tutte e tre diverse. La ricerca storica studia i testi prodotti dai seguaci di Gesù, ad esempio i vangeli, come fonti storiche, cioè come documenti che permettono di ricostruire il passato. Perciò, li esamina secondo la loro attendibilità storica e spesso arriva a concludere che i fatti che riguardano Gesù e suoi primi seguaci non si svolsero come affermano i testi dei vangeli, le lettere di Paolo o altri scritti del Nuovo Testamento e della prima letteratura cristiana.

La fede è, invece, un atteggiamento con cui un essere umano si pone di fronte a quell’entità sovrumana che chiamiamo spesso Dio che è talmente superiore agli esseri umani da essere per loro incomprensibile, inafferrabile, irriducibile in parole e concetti. Quest’atteggiamento è un atteggiamento esistenziale che consiste in una fiducia profonda che la propria vita individuale e quella umana collettiva e l’intera vicenda dell’universo siano guidate da Dio in modo che l’essere umano si sente immerso in un flusso storico che ha un senso positivo sia per l’individuo che per la collettività, nonostante l’estrema difficoltà a comprenderlo di fronte all’esplosione del male che assale in modo apparentemente ingiustificato il singolo e le collettività. Quest’atteggiamento esistenziale spinge ad essere fedele alla propria coscienza e ai principi morali fondamentali sempre e in qualsiasi circostanza, per quanto difficile. Si tratta di un atteggiamento profondo, vitale, che dà senso al vivere. Non si tratta di concetti astratti, di credenze a concezioni fatte di idee, o miti o dogmi. Certo, quest’atteggiamento si può tradurre anche in concetti e concezioni teologiche, ma questi concetti e concezioni teologiche sono in qualche modo distinti dalla fede come atteggiamento esistenziale (e di fatto l’atteggiamento esistenziale della fede può giustificarsi con concezioni anche molto diverse fra loro). Le teologie hanno validità nella misura in cui appoggiano e esprimono, l’atteggiamento esistenziale della fede. È quindi un errore gravissimo pensare che la fede sia un insieme di idee teologiche e di dogmi, mentre è invece qualcosa di radicalmente, qualitativamente, diverso: è un atteggiamento esistenziale.

La ricerca storica non incide mai sull’atteggiamento esistenziale della fede perché non indaga sul fatto che la vicenda esistenziale, storica e cosmica abbia un senso positivo guidato dalla forza soprannaturale che certe culture chiamano “Dio”. Al contrario, i risultati della ricerca storica possono essere in contrasto con affermazioni teologiche che ritengono di corrispondere a presunti fatti storici che alla luce della ricerca storica si rivelano invece storicamente infondati.

Il contrasto appare però tra ricerca storica e concezioni teologiche (non con la riflessione teologica in quanto tale) perché la ricerca storica mostra la storicità e relatività delle concezioni teologiche nate in certe epoche per circostanze particolari e culturali transitorie. Siccome però la riflessione teologica non si lega a particolari concezioni teologiche, ma cerca sempre di comprendere ed esprimere l’atteggiamento esistenziale della fede collegandolo alle concezioni umane presenti nella cultura cui appartiene, essa riflessione teologica dovrebbe essere in grado di recepire i risultati della ricerca storica e riformulare le concezioni teologiche in modo che la giustificazione concettuale (cioè appunto teologica) dell’atteggiamento esistenziale della fede ne rispetti i dati incontrovertibili. Molte volte, invece, i teologi difendono teorie teologiche che sono in contrasto con i risultati che emergono dalla ricerca storica e che sono legati a culture e circostanze storiche superate e non più attuali.