Il ritorno alle fonti : un progetto, con aspetti antimoderni, che ignora Gesù

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Ad un certo punto, probabilmente al cuore degli anni Trenta del Novecento, è andata affermandosi l’idea che la teologia cattolica dovesse rinnovarsi mediante un ritorno alle fonti. Questa idea, che ebbe una delle sue prime significative uscite pubbliche con l’inizio della collana Sources Chrétiennes agli inizi degli anni Quaranta (che fu efficacissima nel diffondere il progetto teologico complessivo) aveva in realtà una molteplice natura polemica. Voleva opporsi alla teologia scolastica, voleva opporsi alla contrapposizione moderna tra teologica controversistica e teologia protestante in nome di una tendenza ecumenica, ma voleva anche opporsi – e questo è un terzo, fondamentale elemento polemico spesso dimenticato - alla modernità e all’illuminismo interpretati (io credo con un errore enorme di prospettiva) come movimenti culturali anti-cristiani. I pensatori moderni sono invece dei cristiani che per secoli cercarono spesso di sottoporre a critica la forma medievale e antica, e poi di ancien régime, assunta dai vari cristianesimi (un’operazione di critica che anche una parte di pensatori ebrei portarono avanti sulla propria religione). Infine, il progetto del resourcement non voleva in alcun modo essere confuso con il precedente modernismo, considerato come movimento fallito ed erroneo. Questi ultimi aspetti polemici ci fanno comprendere che questo progetto spesso si rendeva poco conto della riscoperta della figura di Gesù che l’età moderna, a cominciare dallo stesso Quattrocento, aveva portato avanti. La riscoperta del Gesù storico non è infatti una trovata di Reimarus (il libro di Albert Schweitzer può assegnare a Reimarus il ruolo di svolta epocale perché dipende da una concezione anch’essa insufficiente della modernità. Questo libro e la sua eccessiva valutazione di Reimarus ha col tempo ha assunto la funzione di stampella delle tendenze antimoderne della teologia cristiana).

Il resourcement patristico, proprio per questa sua tendenza in qualche modo antimoderna, si oppone alla (o non sente il bisogno primario delle) ricerca sul Gesù storico e con ciò trascura un bisogno cristiano primario: quello della riscoperta di Gesù. In questo modo il paradigma del mero ritorno all’età patristica (che convoglia come ho detto un progetto in qualche moderno antimoderno) è in ultima analisi – paradossalmente – antigesuano o non gesuano e con ciò deforma la natura stessa del cristianesimo, se si limita ad essere soltanto patristico. Bisogna tuttavia essere consapevoli che nel cattolicesimo degli anni Quaranta, contemporaneamente al progetto del resourcement veniva posto in atto un altro e diverso progetto di ricerca storica delle fonti del primo cristianesimo che ammetteva la possibilità di distinguere Gesù dalle interpretazioni evangeliche successive. Pio XII, per influsso dei gesuiti del Pontificio Istituto biblico, appoggiò questo progetto opponendosi al primo. E L’enciclica Divino Afflante Spiritu è un segno di questo appoggio, promulgata nel medesimo momento in cui nasceva Sources Chrétiennes.