Pascal: incerto e inutile

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“Cartesio: incerto e inutile” scriveva Blaise Pascal.

Mi viene voglia da molto tempo di scrivere: “Pascal: incerto e inutile”.

Non trovo nulla in Pascal che mi sia utile. Francamente la sua esperienza cosiddetta mistica mi sembra spiegabile come un fenomeno psichico interpretato da lui come se fosse qualcosa di soprannaturale. Ciò che trovo di cristiano in lui è solo l’attenzione alla condizione dei poveri.

Vedo che Pascal è esaltato dai pensatori cattolici che si oppongono al pensiero moderno perché vi vedono una negazione del cristianesimo e della religione in genere, mentre al contrario io vedo nel pensiero moderno un insieme di molteplici forme di reagire criticamente alle forme storiche della religione cristiana (e di altre religioni) dal punto di vista delle nuove basi epistemologiche elaborate dalla scienza moderna e dalle moderne scienze umane (filologia, storia, storia delle religioni, e poi scienze sociali, psicologia e così via). La modernità così intesa non è anti-cristiana, ma è strumento di autocritica del cristianesimo per pervenire ad una religiosità più pura e in fondo più fedele alle stesse origini del cristianesimo che pretende di ispirarsi a Gesù.

Il ricorso a Pascal diventa uno strumento apologetico per negare la modernità e difendere una visone arcaica della religione. Pascal sarebbe esempio della modernità credente perché grande fisico e matematico che lascia intatto il dogma. Mentre invece la sua adesione alla modernità è solo parziale e così il cattolico o la cattolica tradizionale aderendo a Pascal si illude di essere moderno guardandosi bene da usare la filologia, la storia, e la filosofia critica per distinguere superstizione da fede autentica. E la sua esperienza religiosa è infatti così soggettiva e incerta.