Importanza del Vangelo di Tommaso e la risurrezione di Gesù

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Domanda per Mauro Pesce:

Enrico Lutman scrive:

Ho letto la sua risposta riguardo all'interpretazione della domanda che si pongono i tre discepoli scendendo dal monte Marco 9.9 e francamente la trovo strana in quanto è chiaro che essi non comprendono le parole di Gesù fino alla risurrezione stessa, quindi non la trovo convincente, anzi.
Ma soprattutto su quale dato afferma che il "vangelo" di Tommaso, tra virgolette perchè di vangelo non si tratta, conterrebbe una sensibilità vicina ai testi gnostici del II secolo, come a far intendere che li precede. Per favore che la risposta non sia che contiene detti non presenti nel NT o come leggo sarebbe più vicino in alcune parabole al Gesù storico, il suo intuisco. Un dato storico, tipo un frammento databile almeno all'inizio del II secolo o qualcosa del genere.

Mauro Pesce risponde

Ho esitato a reagire a quello che Lei scrive, perché mi sembra di intuire un certo spirito di polemica dei miei confronti tanto che si esprime in modo un po’ sgarbato: «Per favore che la risposta non sia che contiene detti non presenti nel NT o come leggo sarebbe più vicino in alcune parabole al Gesù storico, il suo intuisco», come se il Gesù storico di cui parlo fosse una specie di invenzione infondata e come se Lei volesse avvisarmi che non è persona da farsi prendere in giro dalle mie risposte fumose. Ho esitato quindi a rispondere perché non mi occupo mai di Gesù e delle origini cristiane con spirito polemico, con rabbia o antagonismo verso qualcuno. Sono mosso da passione di conoscenza e da amore e interesse per i testi e i fatti di quel passato. Siccome è possibile che io mi sia sbagliato nell’intendere polemicamente le Sue frasi, rispondo comunque con animo sorridente e per quanto posso del tutto attento solo ai fatti del passato come mi risultato dalla filologia e dalla storia.

Dunque: anzitutto una questione di termini e concetti storiografici: non si può parlare di Nuovo Testamento prima della sua esistenza, che è difficile da datare con precisione. Certamente non esisteva la raccolta canonica del Nuovo Testamento prima della fine del II secolo, a dir poco. Per una buona informazione, si vedano i libri: G.Aragione, E.Junod, E.Norelli (a cura di), Le canon du Nouveau Testament. Regards nouveaux sur l’histoire de sa formation, Labor et Fides, Génève 2005; L.M. McDonald - J.A.Sanders, The Canon Debate, Peabody, Hendrickson 2002.

Il Vangelo di Tommaso - secondo Lei - non dovrebbe chiamarsi vangelo perché, dice Lei, «di vangelo non si tratta». A chiamarlo “vangelo” sono però gli antichi autori ecclesiastici: è Ippolito (in realtà Pseudo-Ippolito) nella sua opera Confutazione delle eresie V 7,20;  è Clemente Alessandrino negli Stromati VII 11, 95, 3 (mi permetto per brevità di rimandare al mio libro: Le parole dimenticate di Gesù (Mondadori 2004). Se poi vogliamo definire da un punto di vista letterario cosa sia un “vangelo” e diciamo che vogliamo chiamare “vangelo” solo un’opera che abbia una struttura narrativa e non una collezione di parole di Gesù e di suoi dialoghi come è il Vangelo di Tommaso, possiamo farlo, ma basterà definire i termini. Certamente non possiamo dire che sono “vangeli “ solo quelli attualmente contenuti nel canone neotestamentario.

Il Vangelo di Tommaso quando è stato redatto? Di lui possediamo tre frammenti greci: i papiri di Ossirinco numero 1, 654 e 655. P. Oxy. 1 è un foglio con scrittura da ambedue le parti e risale probabilmente a poco dopo il 200. Esso comprende i detti 26-33 e 77. P. Oxy. 654 (che riporta il prologo e i detti 1-7) è stato scritto alla metà del III secolo, mentre P. Oxy. 655 (comprendente i detti 24 e 36-9) all’inizio del medesimo secolo. La traduzione copta è stata probabilmente fatta nel IV secolo su un testo greco che non corrisponde in tutto ai frammenti greci che possediamo. Il Vangelo di Tommaso era però conosciuto da Clemente Alessandrino certamente attivo nell’ultimo quarto del II secolo. Infine non poche delle parole di Gesù in Tommaso ci riportano agli strati più antichi della trasmissione delle parole di Gesù e cioè nei primi decenni del I secolo (vedi ad esempio le opere di De Conick e Gianotto sotto citate).

Esiste un vastissimo dibattito scientifico attuale sulla datazione formazione e diverse redazioni del Vangelo di Tommaso.  La vecchia tesi prevalente in alcuni ambienti degli anni Sessanta e Settanta, secondo la quale il Vangelo di Tommaso sarebbe una opera che conosce i quattro vangeli canonici e li rielabora in modo gnostico è stata abbandonata dagli studiosi che si occupano scientificamente di questo testo. Un’opinione media è quella di J.D.Kestli, « L’utilisation de l’Évangile de Thomas dans la recherche actuelle sur les paroles de Jésus », dans Jésus de Nazareth. Nouvelles approches d’une énigme, D. MARGUERAT – E. NORELLI – J.-M. POFFET (éds) (Le Minde de la Bible 38), Genève, 1998, p. 373-395 [8 ; 1998]. L’opinione più accreditata è che su un nucleo originario molto antico si siano aggiunte parti successive in periodi successivi (vedi le opere di April De Conick, e in Italia quelle di Claudio Gianotto, ad esempio: “Il Vangelo di Tommaso e il problema storico di Gesù“ in E.Prinzivalli (a cura di), L’Enigma Gesù, Roma cartocci, 2008.

Nelle sue fasi più tarde Tommaso dipende dai vangeli sinottici certamente quando si trovano in esso espressioni che sono tipiche di qualcuno di questi vangeli (frasi che gli esegeti chiamano “redazionali” cioè espressioni non di Gesù, ma ad esempio di Matteo, o di Marco o di Luca). Altre volte invece Tommaso conosce parole e parabole di Gesù che si trovano anche nei Vangeli sinottici, ma senza gli aspetti redazionali e dal confronto possiamo verificare che questo vangelo ci aiuta a ricostruire le parole di Gesù meglio ad esempio di quanto non faccia Matteo. Tipica è ad esempio la parabola del banchetto. Per chiarire questi fenomeni letterari e storici è necessaria molta pazienza e anche molta passione di conoscenza.

Non riesco a comprendere perché alcuni settori teologici italiani di oggi siano così preoccupati quando invece bisogna appassionarsi con entusiasmo alla ricerca analitica, paziente che ci permette di scoprire tanti aspetti straordinari di Gesù e del primo cristianesimo. Del resto il Vangelo di Tommaso è molto importante, ma è solo una delle molte fonti. Nel nostro libro L’Uomo Gesù (Milano, Mondadori), Adriana Destro e io lo abbiamo ad esempio utilizzato molto poco, perchè eravamo preoccupati della pratica di vita di Gesù e non delle sue parole.

Circa la questione della risurrezione in Marco 9,9-10: non c’è alcun dubbio che Gesù abbia predicato molto sull’avvento del Regno di Dio e molto poco sulla risurrezione, mentre Paolo al contrario ha predicato molto sulla risurrezione e poco sul regno di Dio. Che la risurrezione sia meno importante del Regno di Dio in Gesù è un fatto che non si deve negare. Bisogna solo interrogarsi sul perché e cercare - se ne siamo capaci - di trovare un risposta storicamente convincente.