Il gesù storico era un Gesù ebreo che non infranse le leggi alimentari

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Domanda per Mauro Pesce:

ho iniziato a leggere il libro intervista con Augias.....quante banalità!
mi spiega solo una cosa: come fa ad affermare con tanta sicurezza che Gesù rispettava la legge ebraica anche nel mangiare carne di animali che avessero o no l'unghia fessa? ci vuole fantasia....e tanta presunzione!

(lettera firmata da una persona che non vuole che appaia il proprio nome)

Mauro Pesce risponde

Gentile Signore,

La sua domanda mi accusa di “banalità” e “presunzione”, che sono delle offese. Non è bello. Poi anche sostiene che procedo con “molta fantasia” il che è un’accusa grave ad uno storico. Lei insinua che le mie affermazioni non hanno base nelle fonti storiche. Perché offendere chi non la pensa come Lei? Oggi abbiamo bisogno di tolleranza e di rispetto delle opinioni diverse.

Dunque veniamo alla sostanza:

1. 1. E’ normale tra gli specialisti degli ultimi cinquant’anni circa riconoscere che Gesù non ha mai violato le leggi alimentari bibliche. Non sono io a dirlo per la prima volta. Né difendo un’opinione strana. Suggerisco la lettura dei tre volumi dell’esegeta cattolico J.P.Meier sul Gesù storico (editrice Queriniana).

2. Non esiste, nel Nuovo Testamento e nelle fonti protocristiane del I secolo, alcun testo che affermi che Gesù abbia mai magiato cibo vietato dalla Bibbia e quindi violato le leggi bibliche emanate nel libro del Levitico al capitolo 11 che indicano quali sono i cibi impuri e quindi vietati.

3. Non esiste, nel Nuovo Testamento e nelle fonti protocristiane del secolo, alcun testo in cui gli avversari di Gesù lo accusino di avere mangiato cibi (e quindi anche carne) vietata dalla Bibbia e da Levitico 11. Ci sono accuse ai suoi discepoli di strappare spighe di grano di sabato o di non lavarsi le mani prima di mangiare (mangiare si badi bene cibo lecito). Ma il precetto di lavarsi le mani prima di mangiare non è biblico, ma solo appartiene ad una antica tradizione difesa da certi gruppi giudaici dell’epoca. Nulla a che fare con il mangiare carne di maiale o comunque vietata o impura.

4. I brani di Marco 7,1-23 e  Matteo 15, 1-20 non riguardano la questione di mangiare cibi vietati, ma solo la questione se bisogna o no lavarsi le mani prima di mangiare cibo permesso dal Levitico.

5. Il brano degli Atti degli Apostoli 10, 10-16 dimostra che Pietro per essere autorizzato a trasgredire alle leggi limentari bibliche dovette ricevere una rivelazione soprannaturale, perché non aveva a disposizizone alcun precetto di Gesù al riguardo, e sapeva bene che Gesù e i suoi discepoli avevano sempre osservato le leggi bibliche.

6. Il vangelo di Matteo mette in bocca a Gesù delle frasi in cui Gesù afferma che neppure  una lettera della legge biblica deve essere violata. E gli esegeti del vangelo di Matteo ritengono che la comunità di Matteo osservasse fedelmente le leggi alimentari bibliche. Consiglio di leggere il Commentario del sacerdote cattolico J.Gnilka a Matteo pubblicato anni fa dalla editrice Paideia.

7. Le accludo un brano che ho recentemente pubblicato in un libro edito dalla associazione 



 

“Biblia” (presso l’editrice Morcelliana) che contiene un’argomentazione un po’ più “tecnica”:

Per quanto riguarda il rispetto delle norme del capitolo 11 del Levitico (che distingue tra animali puri e animali impuri) non abbiamo un'informazione chiara sui primi decenni del cristianesimo. Il che significa che per decenni i primi seguaci di Gesù non potevano attribuire all’autorità di Gesù il proprio rifiuto delle norme del Levitico. Il Vangelo di Matteo e quello di Marco hanno su questo punto una posizione molto diversa. Il Gesù di Matteo non contesta le norme bibliche che vietano di mangiare animali impuri, mentre il Gesù di Marco sembra ad alcuni esegeti di oggi, abolirle. Ma la loro interpretazione non è fondata. Matteo e Marco tramandano in forma lievemente diversa un detto di Gesù che recita, in Marco,

 

«non vi è nulla dal di fuori dell'uomo che entri in lui che possa contaminarlo, ma le cose che escono dall'uomo sono quelle che contaminano l'uomo» (Mc 7, 15)

 

mentre nella forma di Matteo:

 

«non ciò che entra nella bocca contamina l'uomo, ma ciò che esce dalla bocca questo contamina l'uomo» (Mt 15,11).

 

La differenza principale tra le due formulazioni è che in Marco la frase di Gesù assume una valenza generalizzante e assoluta a causa del pronome «nulla» (ouden estin), assente in Matteo. Ciò che importa di più è che soltanto Marco aggiunge una breve frase che sembra attribuire a Gesù la volontà di abolire le leggi del Levitico sui cibi impuri. Si tratta di una frase molto breve, assente totalmente nel brano parallelo di Matteo che suona: «purificando tutti gli alimenti» (Mc 7,19). Purtroppo molti esegeti attuali traducono il brano in modo errato e aggiungono al testo un verbo che nel testo è totalmente assente. Essi traducono: «dichiarava mondi tutti gli alimenti” (Mc 7,19)». In realtà il Vangelo di Marco non scrive affatto che Gesù «dichiarava» puri tutti gli alimenti perché nel testo greco il verbo dichiarare è - lo ripeto - totalmente assente. Nel greco troviamo solo il participio del verbo katharizô, purificare. Il passo è difficile: Gesù sembra dire che la purificazione del cibo avviene mediante la digestione: «Non capite che tutto ciò che dal di fuori entra nell’uomo non lo può contaminare perché non gli entra nel cuore, ma nel ventre e se ne va nella latrina, purificando tutti gli alimenti?» (Mc 7, 18-19). Inoltre non si capisce se, nella mente del redattore del Vangelo di Marco, si tratti di una frase attribuita a Gesù o di una glossa posteriore, aggiunta dall'ultimo redattore come commento al detto gesuano. È solo questa spiegazione aggiuntiva che attribuisce al detto di Gesù di Mc 7,15 («non vi è nulla dal di fuori dell'uomo che entri in lui che possa contaminarlo, ma le cose che escono dall'uomo sono quelle che contaminano l'uomo») una intenzione polemica esplicita contro la distinzione del Levitico tra cibi puri e impuri. Infatti, il contesto del detto di Mc 7,15 non ha nulla a che fare con il divieto di Lv 11 di mangiare cibi impuri. La questione dibattuta è se sia doveroso o no lavarsi le mani prima di mangiare. Ora, il precetto di lavarsi le mani prima di mangiare non è un precetto biblico e soprattutto non è in alcun modo connesso alla distinzione introdotta da Lv 11 tra cibi leciti e vietati. Il cibo che non va toccato con mani non lavate è un cibo lecito. Il problema del lavarsi le mani si pone quando ci si accinge a mangiare cibi leciti. Chi ritiene doveroso lavarsi le mani pensa che il cibo permesso dal Levitico che ci si accinge a mangiare sarebbe contaminato da mani non lavate. La questione del lavarsi o no le mani non riguarda perciò la distinzione tra cibi puri e impuri, leciti o permessi, ma semplicemente la questione se si debba mangiare in stato di purità rituale il cibo permesso dal Levitico, ma non sacro.[i] Se si legge il brano parallelo di Matteo (15, 1-20) senza il pregiudizio derivato dalla frase aggiuntiva di Mc 7,19, si noterà che in Matteo l'unica questione discussa è se «il mangiare senza lavarsi le mani renda impuro l'uomo» (15, 20). Certo, la frase di Gesù in Mc 7,15 // Mt 15, 11, soprattutto nella formulazione marciana, ha il senso di un principio generale da cui si poteva dedurre una normativa precisa.[ii] E ciò giustifica la interpretazione marciana. Il fatto che Marco abbia collocato la frase aggiuntiva, «purificando tutti i cibi», in un contesto esoterico, e cioè di fronte ai soli discepoli, specificando anzi esplicitamente che ci si trovava al chiuso, potrebbe essere connesso al fatto che la Chiesa primitiva, secondo gli Atti degli Apostoli, - come ho già detto - non conosceva alcuna parola di Gesù contro le leggi bibliche di Levitico 11, tanto che dovette ricorrere a una rivelazione diretta di Dio a Pietro mediante visione per legittimare la violazione del divieto biblico (cf. Atti 10,10-16).

[i] Si ricorderà che Lv 22,1-9 prescrive ai soli sacerdoti di mangiare cibo sacro in condizione di purità rituale.

[ii] Sulla questione delle differenze tra Mc 7 e Mt 15 cf. R.P.Booth, Jesus and the Laws of Purity: Tradition History and Legal History in Mark 7, Sheffield, Sheffield Academic Press 1986.