Ultima risposta - breve - a Gianfranco Ravasi

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La controrisposta di Gianfranco Ravasi su Famiglia Cristiana n.5/2007 a p.89 è cortese e riconosce che io sono “autore di scritti di rilievo e di qualità sulle origini cristiane".

Su una cosa però non posso tacere.

 

Scrive Ravasi a proposito delle mie risposte a proposito delle apparizioni di Gesù risorto:

 

"Ebbene qual è  il loro portato storico, sempre secondo il professore? Si tratta di «visioni isteriche … un portato del desiderio, una potente proiezione dell'inconscio… oggi alcuni studiosi cattolici le interpretatno come stati alterati di coscienza» (pp.177, 182, 184)." Questo afferma Ravasi che io avrei scritto.

 

Ma io non ho scritto quello che lui mi fa dire.

 

 

Le frasi che Ravasi cita non sono prese dalle mie risposte, ma dalla introduzione di Augias al capitolo XV, nella quale introduzione, peraltro, se ben si legge, neanche Augias asserisce veramente che si tratta di visioni isteriche. Si fa solo portavoce di questa considerazione. Dunque Augias a pag. 177 scrive:

 

«Si potrebbe facilmente obiettare, ed è stato fatto, che la Maddalena era … così atrocemente sconvolta dalla sua [di Gesù] morte, che crede di vederlo in quel giardino in una di quelle che sono anche state definite "visioni isteriche" o allucinazioni. In altre parole, un portato del desiderio, una potente proiezione dell'inconscio». 

 

Quindi non ho mai detto che le apparizioni di Gesù risorto sono visioni “isteriche” e non ho neppure mai scritto che le apparizioni del risorto sono “un portato del desiderio, una potente proiezione dell'inconscio". Anche in questo caso, si tratta dell’introduzione di Augias e neanche in questo caso è una vera e propria affermazione. In ogni caso, il ricorso all'inconscio non fa parte dei mei meccanismi esplicativi.

 

E' vero invece che a pag. 182 io scrivo: «Oggi anche alcuni studiosi cattolici interpretano le apparizioni di Gesù risorto come stati alterati di coscienza, favoriti da certe zone del cervello predisposte a ricevere rivelazioni di carattere soprannaturale».  Ho messo in grassetto la seconda parte della frase perché Ravasi non la riporta.  Ora, però è proprio questa seconda parte della frase che afferma che - secondo alcuni studiosi cattolici le visioni sono un effetto provocato - realmente  da un intervento soprannaturale. Non si tratta di una mia opinione, e la riporto solo perché ho letto tutta una serie di saggi prodotti in questo senso da colleghi americani cattolici. Lo studioso di oggi stimolato dall'antropologia, dalle neuroscienze e dalla storia delle religioni si rende conto che le apparizioni sono delle visioni (è questo che dico a pag. 184, e che Ravasi interpreta come se ne stessi negando a priori la veridicità) e come tali vanno analizzate se si vuole ragionare con i criteri che offre la nostra cultura. Ma questo non compromette l'esito dell'analisi.

 

Perchè non si riporta quello che io effettivamente ho scritto? Distorcendo le mie affermazioni per farmi dire il contrario?

 

Io ho scritto, 1. che proprio la discordanza tra i racconti di apparizione depone «a favore della loro genuinità» (pag.  178); 2. che, mentre alcune apparizioni sembrano avvenire in ambiente cultuale, quella della Maddalena nel giardino “è spontanea, senza preghiera o richiesta preventiva".  Infatti, so bene che è cosa diversa avere un'apparizione dopo che la si è richiesta a lungo e riceverla invece in modo inaspettato (pag, 179). Questa distinzione che è di carattere esegetico, e non è così comune, avrebbe dovuto essere percepita.

Perchè non si dice che io ritengo storico l'evento della trasfigurazione che contiene visioni simili alle visioni del risorto?