Il Prof. Giorgio Otranto difende "Inchiesta su Gesù"

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Grazie  al cielo,  non tutti i Gesù somigliano al

«Codice da Vinci»

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GIORGIO OTRANTO

Professore di storia del cristianemo

Università di Bari

 

La discussione sulla religione è uno dei tratti salienti della cultura contemporanea; la religione, oggi ancor più che in passato, è entrata in molti ambiti dell'espressione e della comunicazione, dalla saggistica di alta divulgazione, alla stampa, al teatro, al piccolo e grande schermo: uno dei temi più presenti nel dibattito attuale riguarda la figura dell'Uomo di Nazareth, letta e interpretata non sempre sulla base di una approfondita conoscenza delle fonti storiche, canoniche e apocrife.

            Ne è purtroppo un esempio il Codice da Vinci che, va detto con chiarezza, non ha nulla in comune con il volume di Corrado Augias e Mauro Pesce (Inchiesta su Gesù. Chi era l'uomo che ha cambiato il mondo, Mondadori ed., pp.263, euro 17.00). Nei loro ambiti professionali gli autori sono molto noti: giornalista, incisivo comunicatore e autore di diversi libri di successo il primo, fine esegeta del Nuovo Testamento e autore di testi importanti sulle origini cristiane e su Gesù di Nazareth il secondo del quale va segnalato anche un interessante volume pubblicato nel 2006 dalla Morcelliana (Forme culturali del cristianesimo nascente).

            Il volume di Augias-Pesce oggetto di attacchi talvolta ingenerosi da una certa critica cattolica, è stato accusato di presentare una ricostruzione di parte, di fare un uso selettivo delle fonti e degli studi e di contenere un attacco frontale alla fede cristiana: accusa tanto grave quanto ingiustificata per un libro che si propone non di scalfire il fondamento teologico del cristianesimo, ma solo di diffondere, sul piano storico, e presso il grande pubblico, la conoscenza del dibattito scientifico sulla figura di Gesù.

            Il volume presenta diverse opinioni al riguardo, partendo evidentemente non dal punto di vista della fede, ma percorrendo un itinerario storico-critico ed evidenziando, a mio parere, sostanziale rispetto per la religione cristiana.

            La forma della comunicazione prescelta (il dialogo-intervista) può apparire non del tutto adeguata ai contenuti complessi e problematici affrontati. Tuttavia non può negarsi a Pesce il diritto di presentare le risultanze della ricerca storica e ad Augias quello di porre domande dal proprio punto di vista di giornalista che interpreta il sentire comune e si interroga su Gesù di Nazareth. Certo spiace che ogni proposta apparentemente non «canonica» continui a suscitare ancora accuse e anatemi.