Risposta a Mons. Gianfranco Ravasi su Famiglia Cristiana del 1 febbraio 2007

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Il grande biblista cattolico Albert Descamps di Lovanio, era teologo tutt'altro che rivoluzionario e però ha combattuto a lungo affinché  gli esegeti conducessero una ricerca a prescindere dal presupposto di fede. Questo ho imparato da maestri come Jacques Dupont. Non c'è opposizione tra la ricerca storica e la fede, come non ce n'è, dal punto di vista del dogma cristiano, tra la piena umanità di Gesù e la sua divinità.

            Il criterio di storicità che seguo nelle risposte ad Augias nel libro Inchiesta su Gesù, è tutt'altro che sbrigativo e grossolano, come erroneamente insinua Ravasi. Nasce, come è detto nel libro, da una razionalità aperta al riconoscimento del soprannaturale e per questo affermo la veridicità dei racconti di miracoli e la veridicità dei racconti di risurrezione. Rivendico di avere mostrato nelle esperienze del Battesimo/tentazioni e della Trasfigurazione, come pure nella preghiera di Gesù uno dei nuclei più radicali della sua persona. Ho cercato di additare  una strada per  riconoscere la straordinaria statura  di Gesù: si tratta di capire come e perché la sua dimensione totalmente religiosa, mistica, verticale sia assolutamente coerente con la sua altrettanto assoluta concentrazione sulla giustizia, sui bisogni degli uomini e sul sociale. E' falso che io abbia «amputato» la dimensione  trascendente. Non è vero che «riduco al minimo» i fatti verificabili. E in decine di miei saggi si trova la esplicazione esegetica di affermazioni contenute nel libro.

            La contrapposizione "Gesù sì - Chiesa no" mi è estranea. Ma lo storico non può non mostrare le differenze tra Gesù e i suoi discepoli successivi.  E' anzi la trascendenza di Gesù che garantisce la loro fede. E l'esegesi, nell'additare meglio che può ogni aspetto della dimensione storica di Gesù, rende un servizio al bisogno di imitazione dei discepoli odierni.

            Il metodo storico ha permesso in passato  il decollo dell'ecumenismo tra esegeti cattolici e protestanti accumunati da un metodo che non compromette il dogma.  Ma oggi è urgente una presentazione storica dei fondatori delle grandi religioni che sia rivolta a tutti. Anche i non appartenenti alle chiese, come nel nostro caso Augias, devono poter interrogare dal proprio punto di vista, la ricerca storica su queste grandi figure che appartengono non solo alle rispettive religioni, ma anche a l'umanità intera. Un  dialogo ragionevole ci attende come contributo alla convivenza. Evitiamo condanne sbrigative.