La mistica antica e quella dei primi cristiani

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Domanda per Mauro Pesce:

Mi piacerebbe molto capire che relazione c’è  tra le religioni mistiche orientali del periodo ellenistico antecedenti la nascita del cristianesimo di alcuni secoli.
mi riferisco in particolare a quei culti che sono stati definiti di salvezza, di cui ho letto qualcosa.
Quelli che hanno in comune un mediatore per la salvezza che muore per riscattare le colpe degli adepti:
il figlio di giuseppe, Efraim, della religione Ebrea (antico secondo la testimonianza della stele Hazon Gabriel); il figlio dell'uomo; i diversi culti mistici orientali molto antichi come L'orfismo.
Dico l'orfismo come esempio, ma non è un caso….C'è quindi nell'orfismo un idea di peccato originale. Esso dipende dai Titani, come i giganti nel libro di Enoch. C'è un idea di Riscatto (atonement) tramite il sacrificio di Zagreo. I Titani ci diedero la Tecnologia, forse in linea con le credenze del libro dei giganti, in Enoch. Ma ci sono anche molte differenze tra queste credenze e quelle trovate a Qumran.

So che la parola "orfismo" è stata usata per identificare idee e per costruire un movimento che puo' non esser esistito allo stesso modo in diversi luoghi e in diverse epoche.
Similmente, il "Giudaismo" ha attraversato diverse fasi ed è una parola che racchiude molte varietà diverse attraverso i secoli.
Ma alcuni tipi di Giudaismo sembrano forse avere quelle caratteristiche tali da cadere nella categoria di "culti misterici".

1) C'è una comune origine dietro questi culti ellenistici (pagani e giudaici), antecedenti di alcuni secoli il cristianesimo? Dipendono forse dall'orfismo?
2) Gli Ebrei non credono al peccato originale. Tranne la setta di Qumran, forse essena. Ma Tale setta non credeva forse al peccato originale, commesso da adamo ed eva, ma ad un peccato originale che ha fatto seguito alla caduta degli angeli ed alla nascita dei giganti. Un'idea più vicina al mondo orfico forse.
Sapendo che il libro di Enoch fu molto importante per il cristianesimo delle origini, e che i rotoli di Qumran pare abbiano tanti paralleli con i nostri vangeli canonici, perché forse queste due religioni affondano le radici in un terreno comune è lecito pensare che:
 il peccato originale nel cristianesimo derivi da queste credenze più antiche ed effetivamente giudaiche, enochiche,  prima di essere concepito più modernamente come il peccato di Adamo ed Eva?
Grazie, Cordiali saluti Professore.

Risposta di Mauro Pesce

            Domanda complessa e interessante, ma la mia risposta sarà breve, come debbono le risposte.  Cercando di distinguere epoche, temi e correnti. Altrimenti il cervello si imbroglia.

            Oggi siamo nelle condizioni, come all’inizio del secolo XX, di riconoscere le affinità e le somiglianze tra le religioni del mondo antico e vedere quindi anche somiglianze e affinità tra pratiche religiose del cristianesimo e del giudaismo e quelle delle altre religioni antiche, senza per questo rinunciare a riconoscere la loro diversità e particolarità.

            Prima di entrare nell’argomento devo dire che le religioni non sono primariamente dei sistemi di idee, ma dei modi di vita condivisi da grandi gruppi sociali. Certo, nelle religioni ci sono anche le idee teologiche, ma non sono queste che guidano la vita della gente. Quando parliamo di una religione bisogna prima di tutto capire di quale gruppo sociale si parla e quali pratiche religiose faccia proprie, poi anche le idee hanno senso e un senso fondamenale, ma solo in relazione a pratiche rituali, a comportamenti di gruppo e norme morali.

            La salvezza è essenzialmente salvezza dal peccato originale per il cristianesimo? Non credo. Comunque, il migliore studio sulle origini del peccato originale nel cristianesimo antico è quello di Pier Franco Batrice, Tradux peccati, pubblicato a Milano, da Vita e pensiero tanti anni fa. Le origini non sono per lui giudaiche. Sarà Agostino il grande sistematore della concezione del peccato originale trasmesso tramite generazione.

            Per Gesù la salvezza non era una salvezza dal peccato originale. Per Gesù la salvezza significava anzitutto l’avvento del Regno di Dio portatore di amore, giustizia.

            Per Gesù, gli uomini sono persone libere, che possono fare il bene e debbono farlo. “Rimetti a noi i nostri debiti come noi li abbiamo rimessi ai nostri debitori”. Gesù è del tutto estraneo alle speculazioni sul peccato degli angeli, sulla corruzione insanabile del cosmo che solo un salvaotore superumano potrebbe sanare dato che superumana è la causa del male. Se questo era il cosiddetto enochismo Gesù non era per nulla enochico. E’ il cristianesimo successivo che insiste sul tema del peccato originale, ma dobbiamo aspettare qualche secolo.

            Col tempo la teologia cristiana ha cercato anche di trasformare Gesù per avvicinarlo alle sue concezioni di rifiuto del mondo radicate sia nella concezione del peccato originale sia nel disprezzo dell’aspetto materiale della vita, che è altra cosa. Gnostici e monaci sono diversi esiti di queste tendenze. Ma si tratta di tendenze cristiane che difficilmente possono pretendere di derivare da Gesù. Per questo è estremamente importante ricostruire la figura storica di Gesù, il “Gesù storico”.

            Se abbandoniamo la riflessione sul peccato originale e guardiamo invece alle attese di salvezza e di rinnovamento cosmico diffuse nel mondo antico potremmo trovare molte altre parentele, ad esempio con un certo tipo di escatologia stoica che attende la palingenesi. Potremmo rivolgerci a grandi rituali di rinnovamento cosmico (dal Giubileo, ai Saturnalia) Ma il nucleo di salvezza a cui Gesù aspirava mi sembra diverso.

            Infine: la mistica. Qui, si, che Gesù e il primo cristianesimo si apparentano strettamente sia alla mistica ellenistica e romana, sia a quella giudaica. Battesimo, tentazioni nel deserto, trasfigurazione, rivelazione e preghiera, estasi e sogni, sono tanti e tanti sintomi di una ricerca del contatto diretto col soprannaturale. A.Destro ed io abbiamo studiato qualche aspetto di questo fenomeno

(A. Destro e M. Pesce, “Continuità o discontinuità tra Gesù e i gruppi dei suoi seguaci nelle pratiche culturali di contatto con il soprannaturale?” in L.Padovese (a cura di), Atti del Atti de Nono Simposio Paolino. Paolo tra Tarso e Antiochia. Archeologia / Storia / Religione, Roma, Pontificia Università Antoniano, 2006, 21-43; M.Pesce, “Dalla pratica religiosa di Gesù a quella dei suoi seguaci”, in Ricerche storico-bibliche 2009/2, 139-164; A.Destro - M.Pesce, “Il viaggio celeste in Paolo. Tradizione di un genere letterario giudaico apocalittico o prassi culturale in contesto ellenistico-romano?”, in L.Padovese (a cura di), Paolo di Tarso. Archeologia. Storia. Ricezione. Vol. I., Cantalupa (Torino), Effatà, 2009, 401-435.).

Oggi lo studio della mistica è al centro dell’interesse internazionale della ricerca storica ed esegetica. Il viaggio celeste di Paolo, ad esempio,  fa parte di una pratica religiosa fondamentale per l’uomo religioso antico, aperto al contatto con un mondo soprannaturale celeste, come Morton Smith ha ripetuto e A.Segal ha mostrato sistematicamente. Dal viaggio celeste del re Etana (Babilonia III millennio prima dell’Era Volgare) a Platone, al Sogno di Scipione di Cicerone, a Plutarco, alla liturgia mitriaca, ecc.