Non sintesi semplificanti, ma ricerca
- Dettagli
- Categoria: Documenti
- Pubblicato Giovedì, 18 Aprile 2013 15:48
- Visite: 3754
Trovo spesso libri di studiosi di esegesi e di origini cristiane che propongono sintesi di storia o meglio di teologia biblica molto riassuntive di posizioni assodate, magari moderatamente progressiste. Ciò di cui abbiamo bisogno è ben altro: è un’ analisi che vada alla ricerca di nuove ipotesi, che cerchi comprendere la complessità delle vicende e non difenderne l’interpretazione sostenuta dalle istituzioni di oggi. Abbiamo bisogno rimettere a nudo la complessità, i percorsi di ogni tipo, i conflitti, le linee vincenti accanto a quelle sconfitte (che magari erano molto più significative delle altre). Abbiamo bisogno di leggere i testi consueti con occhi nuovi e di dare lo spazio adeguato a testi enormemente trascurati che furono invece molto importanti nei primi due secoli. Non sintesi rassicuranti, ma dubbio, ipotesi, appassionata intelligenza.
“LASCIA CHE I MORTI SEPPELLISCANO I PROPRI MORTI”
- Dettagli
- Categoria: Documenti
- Pubblicato Martedì, 08 Gennaio 2013 00:27
- Visite: 56945
Mauro Pesce
“LASCIA CHE I MORTI SEPPELLISCANO I PROPRI MORTI”
1. L’importanza della frase di Gesù
Argomento di queste riflessioni è la frase di Gesù riportata dal Vangelo di Luca 9,60 «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti», riportato anche dal Vangelo di Matteo 8,22.
Nel 1968 Martin Hengel dedicò un intero libro a questo detto, un libro che ebbe molto successo, una specie di classico dell’esegesi, tanto che in Italia si decise di tradurlo ben ventidue anni dopo, nel 1990, presso la casa editrice Paideia.[1] Per Hengel, la ricerca sul detto aveva una funzione decisiva per comprendere il Gesù storico e in cosa consistesse la sua novità nella cultura del suo tempo. Avrebbe aiutato, a suo parere, a comprendere quale fosse la natura del seguire Gesù, un fatto essenziale della sua azione. Comprendere la natura della sequela di Gesù aiutava a penetrare nel segreto della figura storica di Gesù. Hengel faceva partire la sua analisi da un giudizio che l’ebreo riformato Claude Montefiore aveva espresso nel suo libro su Gesù del 1910: «Il discepolato così come lo richiedeva e lo concepiva Gesù (una sequela non in vista dello studio, bensì del servizio, per aiutare il suo maestro nella sua missione, per eseguire le sue istruzioni e così via) era evidentemente una realtà radicalmente nuova, un qualcosa che mal si adattava, o non era in armonia, con le usanze rabbiniche tradizionali o con i fenomeni abituali del rabbinismo”.[2]
Hengel era un esegeta, storico e teologo tedesco che scriveva dopo la Shoah, dopo lo sterminio di sei milioni di Ebrei ad opera del nazismo tedesco e del fascismo i quali avevano trovato - per il proprio antisemitismo - un terreno favorevole e fertile nel millenario antigiudaismo cristiano. Per Hengel, quindi, Gesù è un ebreo e sulla sua ebraicità non si può più discutere. Hengel sa che il cristianesimo deve ormai riconoscere la realtà storica negata dall’antiebraismo cristiano: la realtà storica indubitabile dell’ebraicità di Gesù. Hengel aveva a lungo studiato il giudaismo di età ellenistico-romana e si propone con il libro di inquadrare in esso Gesù e la nascita del cristianesimo. Ma, nel contempo, vuole e deve, come teologo cristiano, mantenere il principio secondo il quale Gesù è all’origine del cristianesimo che è una religione che si è staccata dal giudaismo opponendosi ad esso. Tutto sta nel riconoscere quindi l’ebraicità di Gesù, ma nello stesso tempo rinoscerne anche l’originalità e la sua novità. Bisogna che questa novità non sia concepita in modo anacronistico, ma storicamente, e cioè come una novità ebraica, interna all’ebraismo.
Leggi tutto: “LASCIA CHE I MORTI SEPPELLISCANO I PROPRI MORTI”
Il Gesù storico nei 50 anni del Dopo Concilio vaticano II
- Dettagli
- Categoria: Documenti
- Pubblicato Lunedì, 07 Gennaio 2013 13:18
- Visite: 6788
Articolo pubblicato su Micromega nel 2011